GIROVAGANZO: BIKEPACKING NELLA LAPPONIA SPAGNOLA

Ciao Giovanni, qual è stata la tua motivazione per affrontare questo viaggio in solitaria nelle Montañas Vacías? E perché hai scelto proprio questa destinazione?

Ad essere sinceri non credo ci sia stata una vera e propria motivazione o meglio, niente di particolare e di diverso da ciò che mi spinge ogni volta a partire e mettermi in viaggio. La voglia di avventura, di uscire dall’abitudinarietà e dalla solita routine, la ricerca di paesaggi unici e meravigliosi, l’esigenza di trovare nuovi stimoli e di uscire dalla mia zona di confort, la curiosità di conoscere e confrontarmi con nuove persone, nuove culture e nuove visioni. Già solo questi potrebbero essere validi motivi per mettersi in viaggio, ma per me un viaggio è molto di più. Il più delle volte infatti parto perché sento di essermi perso, di aver perso la rotta, di aver accumulato troppe domande che da troppo hanno bisogno di trovare una risposta.

In viaggio sono me stesso, senza barriere, senza pensieri e l’essere da solo mi permette e mi costringe a mettermi in gioco davanti alle sfide di ogni giorno. È così quindi che il viaggio diventa per me uno strumento perfetto per meditare e riflettere, elaborare pensieri, idee e magari perché no, anche nuovi progetti.

Ho scelto Montanas Vacias perché mi sembrava l’esemplificazione e l’estremizzazione di questa mia visione: sarei stato solo io e me medesimo, insieme a Giorgia (la mia bici) e la natura incontaminata. Niente distrazioni e nessuna scappatoia. Per chi non ne avesse mai sentito parlare infatti, Montanas Vacias è un percorso che si snoda in una delle zone più disabitate della Spagna (e dell’Europa) con una densità di popolazione di 7 abitanti per km2, pari solo a quello della Lapponia e della Svezia per intenderci.

A tutto questo infine si sommava anche il fatto che tutto il 2022 l’ho dedicato a eventi, trail e più in generale ad esperienze molto veloci che per quanto belle e meravigliose siano state, sono passate e successe senza neanche darmi il tempo di metabolizzarle e viverle. Anche per questo quindi sono arrivato ad un punto in cui sentivo la necessità di rallentare e staccare un po’.

Quali erano le tue aspettative prima del viaggio e come si sono confrontate con la realtà?

Ho avuto chiaro fin da subito che per quanto bella e magnifica potesse essere questa esperienza non sarebbe stata una passeggiata. In primis per la stagione scelta, l’inverno unito all’altitudine media del percorso sempre tra i 1000 e i 2000m e secondo per l’isolamento del percorso e la necessità di dover essere quindi autonomo in tutto e per tutto. In genere però non mi faccio mai troppe aspettative prima di un viaggio, mi piace farmi stupire dal momento e in più senza aspettative non si incorre al rischio di una delusione.

Ad ogni modo non ho lasciato nulla al caso questa volta, ho preparato e pianificato tutto in modo preciso e minuzioso e questo mi ha sicuramente aiutato nel percepire molto meno il senso di isolamento e di solitudine rispetto a quanto mi ero immaginato da casa. L’aspetto che ti colpisce di più, soprattutto per noi italiani, è la velocità con cui si passa dal paesino alla natura più incontaminata. E dico “per noi italiani” perché forse non ci facciamo caso, ma qui da noi è veramente difficile uscire da un centro abitato e il più delle volte, se ci si riesce, ci si riesce per non più di 20km (ad esagerare). Un bar, una stazione di servizio, una casa, un parco … siamo sempre costantemente circondati da qualcosa di “vivo”, ma qui le cose cambiano e dopo la segnaletica di fine città tutto finisce, per davvero e per svariati chilometri.

Altro aspetto che mi ha lasciato stupito e che mai mi sarei aspettato è la varietà di paesaggi che si incontrano (specialmente d’inverno): dagli straordinari paesaggi invernali ricoperti da neve fresca appena caduta alle radure più desolate tra terra, sassi e piccoli arbusti, dagli splendidi sentieri immersi tra i canyon e le imponenti pareti di terra rossa, ai folti boschi verdi di faggi e abeti che si riflettono sul manto verde smeraldo del rio Tajo.

Per finire però la vera salvezza sono stati i “bocadillos”, un po’ perché erano le uniche cose che avevo imparato a chiedere in spagnolo e un po’ perché sapevo di andare sul sicuro con qualcosa di buono, rapido, energetico e anche abbastanza economico.

Come hai pianificato il tuo itinerario attraverso le montagne e come ti sei organizzato con le borse da bikepacking per il viaggio?

Su questo aspetto devo dire che sono stato aiutato molto dal sito web del percorso sia in fase di preparazione che di pianificazione. Proprio grazie alle informazioni riportate sul sito infatti ho potuto pianificare le tappe sulla base della posizione delle strutture che mi avrebbero potuto dare riparo e, nel mio caso, sono sempre stati bivacchi liberi. È stato sicuramente più vincolante dal punto di vista della pianificazione delle singole tappe sia per distanza che per dislivello (in media sui 120/130km e 2000m d+), ma decisamente la scelta migliore per poter affrontare al meglio le rigide notti invernali dell’entroterra spagnolo (spesso sui -5°C).

Per finire anche l’organizzazione di tutto l’equipaggiamento all’interno delle borse si è rivelato essenziale. Le giornate in inverno sono corte, le temperature sono basse e il tempo è dettato dalla data riportata sul biglietto di ritorno per cui ogni secondo è prezioso. Avevo con me la borsa sottosella da 15 litri con tutto il vestiario, la borsa centrale con powerbank, cavi e tutta l’elettronica (l’impermeabilità è una certezza e per esperienza so che anche sotto un temporale posso stare tranquillo) e nella borsa da manubrio tenda e materassino.

Avevo in più anche due borse da forcella da 5 litri ciascuna dove tenevo piumino, sacco a pelo, bombola del gas, fornello e tutte le cose un po’ più ingombranti e infine un piccolissimo zaino con il cibo che mi avrebbe reso autosufficiente per 6 giorni (quelli in cui sarei stato più isolato).

Cambierei qualcosa? Probabilmente si: niente tenda e borse laterali. Su percorsi così sterrati, anche se pedalabili al 99%, una forcella più leggera (specialmente se rigida) offre maggiore guidabilità e sicurezza specialmente in discesa.

Qualè stata l’esperienza più indimenticabile?

Potrebbe sembrare banale, ma tutto il viaggio è stato ed è tuttora indimenticabile.

Il passo Javalambre, il primo 2000 nonché punto più alto di tutto Montanas Vacias, è probabilmente “l’impresa” che più rimane in mente sia per i suoi interminabili 25km di salita tutti fuori strada che per il panorama che si può ammirare dalla cima anche se a me è andata male visto che per appena 5 minuti mi sono schivato un temporale.

E altra bellissima esperienza che mi porto a casa è quella dei bivacchi liberi che per quanto essenziali e in un certo senso anche “macabri” potrebbero sembrare da fuori (di notte soprattutto), sono stati la scintilla di tutto il viaggio. Anche solo l’idea di strutture libere, gratuite e a disposizione e gestione di tutti secondo me è geniale e sposa a pieno la filosofia e la natura di questo viaggio e questo percorso. Non che le abbiano inventate gli spagnoli, ce le abbiamo anche noi, ma in questo contesto permettono secondo me di vivere un’avventura e un’esperienza più completa.

Consiglieresti questo tipo di viaggio a qualcun altro?

Senza ombra di dubbio! Forse non lo indicherei a chi è alla ricerca della sua prima avventura in bicicletta, ma per chi ha già un po’ di esperienza, volesse mettersi alla prova e vivere sulla propria pelle la natura e il suo mistico e assordante silenzio assolutissimamente si!

Le stagioni più indicate sono sicuramente la primavera, per il clima e le temperature, e l’autunno, per i colori dei boschi, ma come già detto per i più temerari, potrei consigliare anche l’inverno per la verità di paesaggi e l’ebrezza della sfida.

A breve partirai per una nuova avventura in Giordania, ci vuoi dare qualche anticipazione?

Sarà il mio primo viaggio extra europeo e questo mi affascina un sacco da un lato, ma mi spaventa anche un po’ dall’altro. Ma la paura fa parte del gioco e forse è anche quella che un po’ si va a cercare quando si programma qualcosa, no!?

Seguirò il percorso del Jordan Bike Trail che da Amman, la capitale, arriva ad Aqaba, la città più a sud della Giordania passando per Petra e il deserto di Wadi Rum. Anche in questo caso parto senza nessuna aspettativa e con una sola certezza: che quando tornerò potrò dire che sarà stata una figata pazzesca!