Campo Imperatore in bicicletta: pedalare nella magia del “piccolo Tibet” italiano

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L’altopiano di Campo Imperatore si sviluppa tra i 1500 e i 1900 metri di altitudine nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Di origine glaciale e carsico-alluvionale, è uno dei più vasti d’Italia ed è rinomato per i suoi paesaggi mozzafiato. La protagonista indiscussa è la natura con suoi colori intensi, i suoi profumi unici e le sue forme sinuose, da qui il soprannome “piccolo Tibet”.

Esplorare Campo Imperatore in bicicletta con un itinerario avventuroso.

L’altopiano è accessibile a tutti grazie alla funivia che parte da Fonte Cerreto, alla strada asfaltata e ai numerosi sentieri che si attorcigliano tra le montagne.

È proprio su queste sterrate che si snoda l’ itinerario avventuroso che ci porta ad esplorare Campo Imperatore in bicicletta: poco più di 70 km di cui solo il 10% su strada statale con un dislivello impegnativo (1850 m d+), ma ben ricompensato dai panorami incantevoli che si aprono intorno alle strade sterrate su cui si pedala.

Il punto di partenza del giro ad anello è il parcheggio di Santo Stefano di Sessanio. L’itinerario è percorribile con mountain bike o adventure bike, per gli esperti può essere adatta anche la gravel.

Prima di saltare in sella occorre ricordarsi di partire con il giusto equipaggiamento. Oltre all’immancabile kit antiforatura, uno strato di abbigliamento caldo e un antivento per la discesa sono fondamentali per non soffrire il freddo: l’altitudine è significativa ed è meglio coprirsi sulla via del ritorno.

Possiamo riporre ciò di cui abbiamo bisogno nelle borse della linea Adventure. Questa, infatti, è la più adatta per pedalare nel “piccolo Tibet” italiano: le borse si agganciano saldamente alla bici e non creano problemi di stabilità sui tratti più sconnessi. Inoltre, vista l’ampia capienza possiamo anche portare qualche snack da consumare prima dei tratti più impegnativi.

Salendo su sterrati circondati da cime appenniniche.

Poco dopo aver lasciato il parcheggio si imbocca subito una strada sterrata che – superata una breve, ma ripida salita – ci conduce sulla “strada dei laghetti”. Su questa comoda sterrata dalle pendenze dolci, costeggeremo diversi bacini d’acqua dove si specchia il paesaggio (legittimamente) orgoglioso.

Ai piedi della vetta del Monte Cristo si può scegliere se proseguire su asfalto percorrendo la “salita Pantani”, deviare a sinistra per saltare sulla funivia ed evitare l’ultimo grande dislivello o procedere sulla sterrata che costeggia la strada asfaltata per poi ricongiungersi ad essa una volta giunti all’altopiano.

Abbiamo scelto di raggiungere Campo Imperatore in bicicletta, quindi continuiamo a pedalare su sterrato per il primo tratto. Ci ricongiungiamo poi alla strada asfaltata. Una lingua grigia sottile sembra chiedere timidamente permesso alla natura. Intorno a noi ci sono rilievi appenninici adagiati sui prati che d’estate fioriscono e d’inverno vengono coperti dal soffice manto nevoso. Nei punti più ripidi, la salita tocca punte del 10% (e oltre, in alcuni tratti), ma più si procede, più ci si convince che la fatica è ben ricompensata.

La meta: Campo Imperatore.

Arrivati in cima, il panorama mozzafiato del “piccolo Tibet” italiano risponde ancora una volta presente. Ci troviamo ad ammirare numerose cime appenniniche, tra le più elevate e suggestive: Scindarella (2233 m) e Monte Portella (2385 m), Corno Grande (2912 m) e Monte Aquila (2494 m), i dolomitici Brancastello (2385 m) e Monte Prena (2561 m), il versante meridionale di Monte Camicia (2564 m).

Affacciandosi sull’altopiano si ha subito la sensazione che l’orizzonte si estenda e gli spazi si allarghino. In effetti, le dimensioni diventano immense quando ci si affaccia su Campo Imperatore.

Lungo circa 20 km con larghezza variabile tra i 3 e i 7 km, il vasto altopiano sale con un dolce pendio dove si alternano pianure alluvionali di origine lacustre con morene lasciate dagli antichi ghiacciai. L’imponenza del “piccolo Tibet” italiano è dovuta anche alla vegetazione esclusivamente erbacea.

 Attraversando canyon senza tempo.

È ora di metter mano alle nostre borse e indossare qualche strato in più per ripararci dall’aria frizzante che troveremo in discesa.

Lasciandoci alle spalle Campo Imperatore, in bicicletta ci dirigiamo verso Vado di Corno dove si apre una vista, ancora una volta, sorprendente sul Gran Sasso. Pedaliamo su sentieri in dolce discesa fino ad incontrare la statale che percorriamo per un breve tratto.

Le ruote delle nostre bici trovano ancora pane per i loro copertoni percorrendo il canyon dello Scoppaturo. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato e si respira aria di far west. Queste rocce, infatti, sono state set di numerosi film, tra cui il celebre “Lo chiamavano Trinità”.

Il paesaggio cambia repentinamente: dai prati verdeggianti si passa alle aride distese di roccia scalfite solo dal sibilo del vento che sembra narrare la storia di questo luogo tanto affascinante quanto surreale.

Il rientro sugli ultimi tratti sterrati e un borghi ricchi di storia.

Superato il rifugio Ricotta, seguiamo la strada asfaltata per un breve tratto per poi ributtarci sullo sterrato e scendere fino a Castel del Monte. Il piccolo abitato fa parte del Club dei Borghi più belli d’Italia. La storia del paese affonda radici lontane del tempo: bisogna infatti risalire all’epoca romana (IV a.C. – VIII d.C.) per trovare le prime testimonianze. Il centro è anche detto borgo della lana e dalla transumanza per le sue tradizioni agropastorali.

Si prosegue ancora in discesa per poi affrontare l’ultimo tratto di salita su una strada gravel che regala l’ultima cartolina dal Gran Sasso. Il giro che ci ha portati a Campo Imperatore in bicicletta termina con uno sterrato dove la musica è suonata dalle ruote che solcano il double track: la strada bianca taglia le colline ricoperte dal verde tappeto erboso.

Giunti al colle dello Sparviero ci ricongiungiamo con la strada asfaltata che, con una dolce discesa, ci conduce al punto di partenza. Anche Santo Stefano di Sessanio è inserito tra i borghi più belli d’Italia e il motivo si capisce ammirando l’abitato che si staglia con le sue fortificazioni tra i monti circostanti risultando in perfetta armonia con il territorio.

Non ci resta che dedicargli una visita e premiarci con una birra fresca!